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La vita della mamma in pillole
Ci credevamo invincibili. “A noi un figlio non cambierà certo la vita!” era il nostro slogan fino al giorno prima del parto. Poi l’incontro a tu per tu con quel piccolo essere, il primo suo sguardo, quel pianto pigolante e insistente ci hanno fatto capire da subito che le cose sarebbero andate in altro modo. Ma come?
La vita di una mamma in pillole:
- la si può dividere in pressapoco due tempi: prima dei figli e dopo dei figli. E non è più possibile tornare indietro;
- la bambinologia è (probabilmente) una scienza esatta e dovrebbero fare dei corsi di laurea specifici perché mica è una roba semplice da comprendere (e io, spesso non la comprendo);
- i tacchi non sono come la bicicletta, se ci risali dopo tanto, non ti ricordi bene bene come ci si cammina, perciò continua a metterli anche mentre spingi la carrozzina. Fanno bene alla memoria, ai glutei e all’autostima;

- idem per i trucchi e le creme (tranne che per la parte che riguarda i glutei, a meno che tu non creda ancora nel potere miracoloso delle creme. Io ho smesso da tempo);
- l’istinto materno non è come la montata lattea, che entro 36-48 ore dal parto arriva: cresce giorno per giorno, una goccia alla volta.
- ci sono giorni interminabili in cui non pronuncerà altro che “guu, gaaa, ghee. ghii. cicicfinuninuninu, gafafrafarenafu, tattatù, gagù” e simili. Poi passa. Forse.
- per due anni, la spesa maggiore sarà in pannolini. Quando finalmente i bambini smetteranno di usarli, spenderete gli stessi soldi in giocattoli e dolciumi pur di farli tacere mentre fate la spesa;

- il tempo libero sarà l’obiettivo di ogni giorno, il nuovo vero lusso;
- tra una maratona di sesso e una maratona di sonno sceglierà la seconda;
- poi passa. Tutto. Loro crescono e la vita tornerà ad avere un ritmo normale. Almeno finché non si sceglierà di fare un altro figlio.
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